17 Nov
Il Ministero della Cultura ha annullato il Decreto n. 1335 del 10 novembre 2025 che riduceva il titolo di accesso ai ruoli dei funzionari tecnici del Ministero della Cultura in contrasto con le attuali normative per le professionalità del settore dei Beni Culturali.
Dopo il tempestivo intervento e le puntuali osservazioni presentate dalle associazioni del settore, dalle organizzazioni sindacali della Funzione Pubblica e dalle Consulte universitarie, il Ministero della Cultura ha annullato il Decreto n. 1335, del 10 novembre 2025, che riduceva i criteri di qualificazione per i ruoli dei funzionari tecnici del Ministero non prevedendo il possesso del titolo post-lauream.
Questa previsione entrava in evidente contrasto con i fondamentali disposti normativi (legge 22 luglio 2014, n. 110 e D.M. 244/2019) che, pur non scevri dalla necessità di ulteriori aggiornamenti alla luce dell’esperienza acquisita, hanno finalmente permesso di definire, per ogni professione dei beni culturali, i requisiti necessari per poter svolgere tali professioni, dando così riconoscimento e maggiore forza al settore. Tra l’altro le suddette normative sono state assunte come criteri di base nella recente riscrittura del Codice dei Contratti che, con i suoi allegati attinenti all’ambito, hanno permesso di rendere più trasparenti e definite le relative procedure a partire da quelle attinenti l’Archeologia Preventiva.
Serve inoltre osservare come la minore qualificazione del personale tecnico del Ministero, rispetto alla maggiore qualificazione richiesta al privato, avrebbe di certo creato confusione normativa determinando, di conseguenza, l’indebolimento dell’azione di tutela da parte della funzione pubblica ma anche, almeno per quanto riguarda l’archeologia, l’eventuale insorgenza di contenziosi che avrebbero potuto causare un rallentamento nell’esecuzione delle opere.
Di seguito il comunicato congiunto a firma di Legacoop Produzione e Servizi e delle associazioni di categoria e universitarie (ANA – Associazione Nazionale Archeologi, API – Mibact – Archeologi del Pubblico Impiego, Archeoimprese, Associazione Bianchi Bandinelli, Assotecnici, CIA – Confederazione Italiana Archeologi, Consulta di Topografia antica, Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia) e delle organizzazioni sindacali (FP CGIL, CISL PF, UIL PA, FLP, CONFSAL-UNSA).
Grazie al tempestivo intervento e alle osservazioni puntuali presentate, su più fronti, dalle nostre associazioni e dalle nostre organizzazioni si è giunti all’annullamento del Decreto n. 1335 della Direzione generale risorse umane e organizzazione del Ministero della Cultura relativo all’ “Ordinamento professionale del personale non dirigenziale del MiC”, del 10 novembre 2025, che non prevedeva titoli post-lauream per l’accesso ai ruoli dei funzionari tecnici del Ministero.
Possiamo ora sperare che l’Ordinamento professionale del Ministero della Cultura rispetti quanto previsto dal Decreto del Ministro dei Beni e delle Attività culturali n. 244 del 20 maggio 2019 “Procedura per la formazione degli elenchi nazionali di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, esperti di diagnostica e di scienza e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell’arte, in possesso dei requisiti individuati dalla legge 22 luglio 2014, n. 110″.
Gli allegati al suddetto D.M. 244/2019, unico provvedimento con valenza esterna del Ministero della Cultura concertato con tutte le parti sociali coinvolte (Associazioni di categoria, Associazioni dei funzionari, Consulte universitarie, MIUR, Sindacati), definiscono, per ogni professione dei beni culturali, i requisiti necessari per poter svolgere tali professioni prevedendo tre fasce ad autonomia crescente. Le mansioni proprie dei funzionari sono attribuite solo ai professionisti di fascia I, la più alta. Per l’iscrizione a questa fascia è richiesto il possesso di titoli post-lauream e di adeguata esperienza professionale.
Il Decreto direttoriale n. 1335, invece, non teneva conto di quanto previsto dal D.M. 244/2019, e aveva aperto la possibilità per il MiC di impiegare in futuro funzionari privi dei requisiti previsti per le specifiche funzioni tecnico-amministrative sui beni culturali.
A livello normativo la presenza di funzionari non sufficientemente qualificati e la possibilità di futuri concorsi per i quali i titoli richiesti siano inferiori a quelli necessari allo svolgimento di specifiche funzioni legate ai lavori pubblici sui beni culturali – come indicato dal Codice dei Contratti pubblici – avrebbero potuto comportare un depotenziamento dell’azione di tutela e una svalutazione della spendibilità di titoli di specializzazione e dottorato, con un danno non solo a quanti hanno investito tempo e risorse nella propria formazione, ma anche agli Atenei che hanno lavorato per aggiornare i piani di studio di scuole di specializzazione e dottorato per adeguarli alle esigenze delle professioni dei beni culturali.
Le scriventi associazioni e organizzazioni credono che una crescita delle professioni dei beni culturali non possa che passare dal rispetto della normativa professionale vigente, da una migliore formazione e da una selezione dei soggetti in possesso di tutte le competenze per i ruoli di direzione, coordinamento e controllo delle attività che si svolgono sul e attorno al nostro patrimonio culturale.
Per tale ragione prendiamo atto del ripristino dell’ordinamento da parte del Ministro e auspichiamo una piena applicazione del D.M. 244/2019 tanto all’Ordinamento professionale del Dicastero, quanto all’interno dei prossimi concorsi già preannunciati.
