Public procurement, Legacoop: “La revisione delle direttive europee metta al centro sostenibilità, filiere territoriali e valore sociale”

Gamberini: “Cooperative pronte a contribuire a questa evoluzione, come modello di impresa che coniuga competitività e solidarietà”.

Bruxelles, 4 novembre 2025 – In vista della proposta di revisione delle direttive europee sul public procurement che la Commissione Europea intende presentare nel 2026, Legacoop ha illustrato le proprie proposte di riforma per rendere gli appalti pubblici più equi, sostenibili e coerenti con gli obiettivi dell’economia sociale europea, nel corso dell’incontro “Il futuro del public procurement in Europa tra semplificazione e sostenibilità” che si è svolto oggi a Bruxelles presso la sede del Comitato Economico e Sociale Europeo.

Le sessioni dei lavori sono state introdotte e coordinate da Catiuscia Marini, responsabile Ufficio Politiche e Affari Europei di Legacoop, Marco Mingrone, responsabile Ufficio Legislativo dell’Associazione e Diego Dutto, direttore Legacoopsociali e componente del gruppo Organizzazioni della società civile del Cese (Comitato economico e sociale europeo).

Le cooperative rappresentate da Legacoop stipulano ogni anno contratti con la pubblica amministrazione in numerosi ambiti di attività, tra i quali i servizi di facility management, ristorazione, socio-sanitari, di raccolta e smaltimento rifiuti, attività di progettazione, esecuzione e manutenzione di opere pubbliche, produzione e gestione di energia. L’associazione chiede che la revisione delle direttive non sia solo un esercizio tecnico di semplificazione, ma un’occasione per rafforzare il ruolo delle imprese orientate all’interesse collettivo nella transizione verso un’economia europea più sostenibile e resiliente.

“Rispetto alle imprese tradizionali – ha sottolineato Simone Gamberini, presidente di Legacoop – le cooperative si distinguono per la loro finalità mutualistica, che mira a una corretta remunerazione del servizio in proporzione al lavoro svolto, non alla massimizzazione del profitto. In quanto componente essenziale dell’economia sociale europea, il modello cooperativo può offrire un contributo decisivo per rendere le nuove direttive sul public procurement più attente alla sostenibilità sociale e al radicamento territoriale delle filiere produttive. È su questi principi che chiediamo alla Commissione di costruire la futura normativa europea in materia”.

Nel position paper presentato alle istituzioni europee, Legacoop avanza una serie di proposte concrete per correggere criticità emerse nell’applicazione delle direttive del 2014 e garantire maggiore equilibrio tra concorrenza, qualità e sostenibilità.

Tra le priorità individuate:

1. Offerta economicamente più vantaggiosa.

Legacoop chiede di mantenere il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV), limitando però il peso del prezzo entro un tetto massimo del 20% sul punteggio complessivo. Troppo spesso, infatti, le gare si trasformano, di fatto, in competizioni al massimo ribasso, compromettendo la qualità dei servizi e le condizioni di lavoro.

2. Clausole di revisione prezzi obbligatorie.

Legacoop propone di introdurre l’obbligo, per le stazioni appaltanti di prevedere clausole di revisione prezzi nei documenti di gara iniziali, per adeguare i corrispettivi in caso di variazioni impreviste dei costi, compreso l’aumento del costo della manodopera derivante dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro applicati al personale impiegato nell’appalto.

3. Tutela dei contratti riservati.

Per Legacoop è essenziale mantenere la disciplina prevista dall’articolo 20 della Direttiva per i contratti riservati, fondamentali per l’attività delle cooperative che svolgono un ruolo chiave nell’inclusione lavorativa delle persone vulnerabili e, in particolare, per le cooperative sociali che assicurano servizi preziosi per le loro comunità locali.

4. Maggiore certezza sul “grave illecito professionale” come motivo di esclusione

L’attuale formulazione del “grave illecito professionale” come motivo di esclusione dalle gare lascia ampi margini di discrezionalità alle amministrazioni, generando incertezza e contenziosi. Legacoop ritiene necessario un intervento sull’articolato delle direttive che circoscriva in modo più puntuale le fattispecie escludenti, per dare maggiore certezza sia agli operatori economici sia alle amministrazioni.

5. Rafforzamento delle PMI e dei consorzi cooperativi.

Per favorire le PMI, invece che stressare sempre più il meccanismo di suddivisione in lotti o agevolare ulteriormente l’utilizzo del subappalto (soluzioni che producono difficoltà alle PA o ai lavoratori), Legacoop propone di valorizzare maggiormente le esperienze di integrazione stabile tra le imprese, in particolare i consorzi cooperativi, uno strumento significativo per raggiungere tali finalità.

“Le regole europee sugli appalti – ha concluso Gamberini – devono favorire un’economia che non si limiti a competere sul prezzo, ma che valorizzi il lavoro, la qualità e la coesione delle comunità. Le cooperative sono pronte a contribuire a questa evoluzione, portando in Europa l’esperienza di un modello d’impresa che coniuga competitività e solidarietà.”

Andrea Laguardia, vicepresidente di Legacoop Produzione e Servizi, ha criticato “la recente procedura di infrazione della Commissione UE sul partenariato, che ci ha bloccati proprio mentre stavamo lavorando con le nostre cooperative su modelli innovativi”. “Serve recuperare il rapporto tra pubblico e privato, superando la logica del bando a tutti i costi”. Laguardia ha posto l’accento su tre priorità: partenariato, revisione prezzi e superamento del massimo ribasso. “Il codice degli appalti per i servizi pubblici è per noi la norma più importante. Speriamo che la direttiva non sia peggiorativa dell’attuale codice italiano, che tutela posti di lavoro e contrasta il dumping. Basterebbe poco per obbligare gli Stati membri a introdurre criteri che impediscano il massimo ribasso e garantiscano la revisione prezzi”, ha concluso Laguardia.

Nel corso dell’incontro, il capo delegazione del PD nell’europarlamento e, tra le altre cose, ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha inquadrato la riforma nel contesto della transizione digitale e della competizione globale: “Siamo nel mezzo di una trasformazione industriale epocale. Oggi dodici persone possiedono un patrimonio equivalente al PIL dell’UE: l’Europa deve decidere se vuole essere protagonista nella redistribuzione della ricchezza e nella difesa del lavoro”. Zingaretti ha richiamato la centralità del procurement: “Parliamo del 15% del PIL europeo, responsabile del 10% delle emissioni. Gli appalti pubblici non sono un mero strumento amministrativo: sono una leva di sviluppo e modernizzazione. Al centro deve esserci il benessere della persona”. Per questo, ha proseguito, “servono regole più stringenti, troppe clausole della direttiva sono ancora volontarie”. L’Europa, ha concluso Zingaretti, deve dotarsi di una strategia comune e di una centrale unica di acquisto, “per comprare europeo e guidare politiche industriali, green e sociali”.

Sulla stessa linea l’intervento dell’eurodeputato Pierfrancesco Maran (PD), membro della commissione IMCO: “Gli appalti pubblici valgono il 14% dell’economia europea. Sono molto preoccupato: in questi mesi, in Europa, sta prevalendo un approccio legato al contenimento della spesa che rischia di riportarci alla logica del massimo ribasso. Non è ciò che serve all’Unione nel prossimo decennio”. Maran inoltre ha accolto la richiesta di Legacoop di valorizzare il partenariato pubblico-privato, e ha proposto una white-list europea di fornitori affidabili, proponendo il modello (tristemente) sviluppato dall’Italia su scala unionale. “Dobbiamo rafforzare il riconoscimento del sistema cooperativo negli appalti”, ha proseguito il parlamentare europeo, pronosticando che “nel 2026 ci sarà uno scontro politico su questa direttiva, in cui le destre puntano a un ‘liberi tutti’ sul massimo ribasso. Noi no”, ha garantito Maran.

Nel corso dell’incontro, Mariangela Di Giandomenico, membro dello Stakeholder expert group on public procurement della Commissione europea, partner Orrick e consulente Legacoop, ha sottolineato che il nuovo quadro normativo “rappresenta un rilancio dell’Europa nello scenario mondiale”. Secondo Di Giandomenico, la legislazione in vigore “non ha raggiunto gli obiettivi previsti” in termini di sostenibilità ambientale e sociale, occorre quindi “fare un passo in avanti introducendo un approccio non più volontario ma obbligatorio“. La transizione, ha ricordato, richiede però anche un sostegno da parte dei decisori pubblici: “Le imprese devono essere accompagnate e aiutate nel raggiungimento degli obiettivi”. Di Giandomenico ha inoltre richiamato l’esigenza di semplificare le procedure, razionalizzare le cause di esclusione e definire una qualificazione unica e valida nel tempo per gli operatori, insieme alla necessità di introdurre meccanismi di revisione dei prezzi in relazione all’aumento del costo del lavoro e criteri obbligatori e premiali nella valutazione delle offerte.

Sul percorso di riforma è intervenuta anche Lois Pimentel Iglesias, Policy assistant della direzione generale del Mercato Interno della Commissione europea, ricordando che “la proposta arriverà nel secondo trimestre del 2026”, inoltre, ha annunciato che proprio ieri l’esecutivo UE ha avviato una nuova consultazione pubblica per raccogliere più contributi possibili e valutare diverse opzioni di policy. Pimentel Iglesias ha sottolineato che, dagli incontri con gli stakeholder, emergono difficoltà nel misurare l’implementazione della responsabilità sociale da parte degli Stati membri, complicata da differenze normative e obiettivi nazionali specifici.

Anastasia Costantini, della direzione generale Occupazione della Commissione europea, ha chiesto alle cooperative di condividere le esperienze dell’economia sociale per aiutare il decisore a capire quali possano essere le clausole che qualificano gli appalti come socialmente responsabili. “Il primo passo – ha sostenuto – è far capire alle amministrazioni cosa sia davvero l’economia sociale”, spesso ancora sottovalutata o non pienamente identificata. “Monitoring is the key”, ha ribadito, sottolineando che senza strumenti per misurare l’impatto sociale diventa difficile orientare le politiche future e valorizzare le esperienze territoriali. Costantini ha inoltre sostenuto che “è il momento di valutare i risultati degli ultimi anni e capire se gli strumenti messi in campo hanno risposto alle esigenze dell’ecosistema”.

A portare la voce dei lavoratori è stato Giovanni Casale, senior Advisor della Confederazione europea dei sindacati (ETUC), secondo cui la riforma dei contratti pubblici rappresenta “il miglior strumento per implementare il modello sociale europeo”. Casale ha ribadito che “stipendi e diritti non dovrebbero dipendere da chi vince l’appalto” e che le gare non devono incentivare la competizione al ribasso: “Il problema dell’offerta più bassa è che ha contribuito ad abbassare molto gli standard. Bisogna sostenere chi garantisce più diritti”. Ha inoltre osservato che “investire nella sostenibilità sociale e ambientale non dovrebbe mai essere una discriminazione”.

Juan Antonio Pedreño, presidente di Social economy europe, ha dichiarato: “La contrattazione pubblica oggi favorisce le grandi imprese, che sono appena il 10% del totale. Le imprese dell’economia sociale offrono garanzie in termini di stabilità, qualità del lavoro e radicamento territoriale. Bisogna rafforzare clausole sociali e ambientali, evitare il dumping salariale, introdurre criteri inclusivi per le PMI e sostenere la loro partecipazione, anche attraverso adeguate garanzie finanziarie”. Pedreño ha insistito sulla necessità di una “strategia europea integrata di contrattazione pubblica sostenibile e sociale”, allineata ai valori dell’Unione: solidarietà, giustizia sociale e sostenibilità.

Sono intervenuti durante l’evento anche alcuni rappresentanti delle cooperative aderenti a Legacoop: Susanna Bianchi, presidente della cooperativa Archeologia, Giovanna Barni di CulTurMedia; Consuelo Buggiani, vicepresidnete di Betadue; Mattia Grillini, vicepresidente di Camst; Elena Vecchi di Cirfood; Marina Donato (CNS); Monica Fantini, presidente CECOP-Conscoop; Massimiliano Mazzotti di Formula Servizi e Formula Ambiente; Rosario Calandruccio, Consorzio Integra; Alessandra Garavani, cooperativa Il Poliedro; Francesca Federzoni di Politecnica e Alfio Fiori di Legacoop Emilia Romagna.

5 Novembre 2025